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Il sogno di Cristiana

È mattina. Esco di casa e vedo che la mia via è pulita; i pozzetti non sono intasati; la via è stata diserbata; sono stati verificati l’integrità del tubi della fognatura e dell’acquedotto (molti erano in cemento amianto) e anche verificato che ogni alloggio sia allacciato alla fognatura; sono stati interrati i cavi della luce e del telefono; è stata sistemata tutta la via secondo le regole previste dal codice della strada (larghezza dei marciapiedi, della careggiata, barriere architettoniche, ecc.) ma soprattutto i marciapiedi sono stati fatti come quelli di Panzano, con lastre di porfido (anzi hanno in più i cordoli in pietra dura) e anche l’illuminazione è come quella di Panzano (anzi le lampade hanno il disegno originario del progettista del quartiere). In più ho avuto la fortuna di abitare in una via sufficientemente larga che le norme contenute nel titolo II del Codice della strada e del relativo regolamento hanno permesso la piantumazione di alberi e la presenza di una pista ciclabile senza neppure ricorrere al senso unico. Ed infine le transenne ai bordi dei marciapiedi hanno un disegno uguale per tutta la città.

Mi guardo attorno e vedo che da poco è stato effettuato il servizio raccolta rifiuti in maniera efficiente per di più il costo del servizio è interamente coperto dalle bollette e che il Comune (costringendo l’ente gestore a risparmiare per mezzo di una migliore efficiente organizzazione) non integra più il costo del servizio distogliendo fondi utili per altre necessità.

Ora devo recarmi in ospedale a ritirare gli esami del sangue, poi devo andare in via Romana dal medico e infine recarmi in porto dove un mio amico spedizioniere vuole parlare con me. Da lì voglio tornare in piazza per prendere l’aperitivo prima di pranzare a casa.

Fino a poco tempo fa, per spostarmi, dovevo prendere l’automobile ma oggi è possibile farne a meno perché il Comune ha completamente cambiato la circolazione dei bus. Sono state istituite poche linee che collegano i punti nevralgici (porto, zone industriali, cantiere, stazione, scuole, Marina Julia e Nova, aeroporto, ospedale, casa di riposo, Ronchi e Staranzano) con il sistema a rete con corse frequenti ogni 10 minuti. Praticamente, in piccolo, come avviene nelle metropolitane di Parigi e Londra, ma anche a Trieste: ad ogni fermata (protetta dove è possibile) c’è il cartello della rete delle linee così che l’utente, con il biglietto o l’abbonamento rete, da quella fermata può passare da una linea all’altra e accedere facilmente, con attese minime nelle coincidenze, in più destinazioni.

Al pomeriggio, approfitto della giornata luminosa, per fare una passeggiata. Non mi serve andare lontano per camminare distante dal traffico e sotto gli alberi. Tutte le aree verdi previste dal piano regolatore sono state attuate a parco. Sono stati fatti parchi anche nelle zone, ritrasformate in aree verdi, che il piano regolatore aveva destinate come agricole, anche se non coltivate. Ma c’è di più: da vent’anni molte aree agricole del Piano regolatore, via via, sono state trasformate in zone edificabili ma, per fortuna, queste zone non sono state edificate e il Comune le ha ridestinate a verde. Così posso usufruire oggi quasi di una foresta urbana. 

Mi sento soddisfatta.

Prima di cena faccio un po’ di shopping in centro. È molto piacevole perché ci sono negozi ben arredati e vetrine eleganti, anche in simil- legno, dove si trova tutto. So che tutto ciò si è avverato in quanto il Comune ha dato sostanziosi contributi a quei negozi che si impegnavano a vendere la tipologia di merci indicate dal piano del commercio, previa approvazione del progetto di investimento in una nuova modalità condivisa.

E il commercio comincia a stare in piedi anche perché il Comune ha costretto il Cantiere ad appaltare lavori solo a ditte private che garantiscono un salario sindacale italiano ai dipendenti, effettuando rigorosi controlli ed espellendo le ditte truffaldine. Ciò è stato possibile dopo l’intervento del Sindaco a Roma, accompagnato da tutti i deputati locali, presso il Governo proprietario del Cantiere. Ora il cantiere non solo non scarica più povertà sulla città, ma versa un sostanzioso contributo annuo al Comune per interventi rivolti all’inclusione dei nuovi cittadini.

Dopo l’aperitivo, scelgo di cenare in piazza. La piazza è ben illuminata e sgombra. (Non vengono più fatte in piazza le cosiddette attività ricreative che sono state trasferite nell’area verde di via Valentinis ed in altri luoghi). La serata è calda e piacevole. Una piccola orchestra, su una pedana in centro alla piazza, allieta la gente che affolla le gelaterie e gli altri caffè.

Vado a casa a dormire. Soddisfatta.

Il giorno dopo, decido di uscire a fare colazione. Vado in un caffè nell’isola pedonale di via Duca d’Aosta. La via è stata chiusa nel tratto che va da Peluchetti a Maritani. È stata superbamente arredata e i tavolini dei sei bar, con gli ombrelloni, sono sulla strada senza il traffico e l’inquinamento. Il traffico che viene dal viale viene fatto incanalare in via IX Giugno. I pochi parcheggi, tolti dalla via, sono ampiamente compensati dall’ampio parcheggio ricavato dietro la biblioteca e la banca, con in più un piano interrato. Il parcheggio è a pagamento, ma gratuito per le prime tre ore. Vedo anche, lì vicino, che la via Battisti è stata ricoperta con una volta trasparente (come a Stoccarda), prenderò lì il caffè se piove. Dalla via Battisti vedo che finalmente è stato liberato il passaggio che da l’ex Marinig sbocca nell’edificio che doveva ospitare il mercato nuovo e il relativo parcheggio.

Dopo il caffè e la lettura dei giornali, decido di salire sulla Rocca dove ho appuntamento, ai tavolini del chiosco colà insediato, con alcuni amici. Grazie al Comune, posso raggiungere agevolmente la sommità: imbocco Salita Granatieri e la ripristinata passerella in legno (distrutta durante la prima grande guerra) sopra la ferrovia e da lì mi porto con pochi passi in salita alla fortezza.

Davanti ad un panorama mozzafiato, con una bibita, intraprendo una lunga e confortevole conversazione con i numerosi miei amici. 

Comincia il primo. Abita in cima al Zochet. Racconta che è arrivato in un attimo all’appuntamento in quanto è sceso dalla scalinata (priva di barriere architettoniche) che inizia vicino a casa sua e che scende fino alla ferrovia, ha imboccato il nuovo sentiero che ai piedi della scalinata porta (ben asfaltato in lastre di pietra e illuminato) pedonalmente fino al vecchio sottopasso e da lì continua con qualche centinaio di metri fino a via Galilei vicino all’ospedale. Lì ha preso l’autobus che gli consente di andare ovunque in città liberandolo dall’antica emarginazione del Zochet.

Il secondo – è anziano – racconta che sua moglie è caduta e si è rotta una costola, quindi gli sarebbe difficile uscire anche per cose necessarie come la spesa. Deve accompagnarla anche in bagno e, quando deve portarla dal medico, sono dolori per spostala, scendere le scale e farla salire in macchina. Per fortuna il Comune ha istituito uno sportello per il pubblico, in piazza, nell’ex farmacia, dove chiunque ha bisogno di assistenza viene aiutato nel rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti. Nel suo caso gli hanno fornito una badante per due ore al giorno e, dopo aver esaminato il suo reddito, gli vengono un po’ incontro per quanto riguarda il costo del servizio.

Ma oltre al servizio badanti, questo ufficio del Comune provvede a tanti altri aiuti molto importanti come fornire il servizio trasporto per le chemioterapie, ecc. ecc.

Il terzo, che abita, ad Aris, in via della Poma, canta le meraviglie del Comune perché dopo 50 anni è stato sistemato il parcheggio che fa angolo tra la via san Nicolò e via della Poma; è stata configurata meglio la piazzetta di via Aris, dove ci sono i bar e i negozi, che comincia ad essere sempre più frequentata come centro del quartiere; è stato costruito il tratto di strada che collega via Ariosto con via Trieste; ma soprattutto sono stati finalmente trasformate in parchi quelle desolate aree non più coltivate, una volta preda della speculazione edilizia. Ma più di tutto lo rende piacevolmente sorpreso la pista ciclabile, che ha sostituito la ferrovia del cantiere, che gli permette in sicurezza di spostarsi in bicicletta per tutta la città in quanto è stata completata la rete delle piste ciclabili prevista dal piano comunale.

Anche gli altri amici, di altri quartieri, mi magnificano l’Amministrazione in quanto è riuscita completare tutti gli interventi pubblici previsti dal Piano regolatore per il loro rione (parcheggi, verde, scuole, impianti sportivi, trasporto pubblico locale, strade, illuminazione, eliminazione barriere architettoniche, arredo urbano, un centro-piazzetta rionale con negozi di prima necessità). Persino lo sbocco pedonale da via Ceriani in via Bixio o l’eliminazione della pericolosità di via D’Annunzio.

Uno si lamenta in quanto è rimasto vedovo da poco ma anche lui si unisce al coro in quanto ha potuto cremare la moglie nel nuovo inceneritore presso il cimitero, con risparmi di tempo e danaro rispetto l’utilizzo dell’inceneritore di Trieste.

Guardiamo la città. Il cantiere, le zone industriali con le loro numerose industrie, il porto, la zona artigianale per la nautica, il polo nautico, praticamente non danno pensiero per il lavoro. I nostri figli e nipoti hanno trovato subito lavoro, tranne quelli, con grandi aspirazioni, che si sono sistemati in giro per l’Italia o all’estero. Ma per questi ultimi ci sono contatti per nuovi progetti che abbiamo intenzione di aprire proprio nella nostra città.

Vediamo bene dalla Rocca anche Marina Julia che è stata completamente urbanizzata (è stato portato anche il gas) in maniera egregia ed elegante con pochi cubi, soprattutto per servizi commerciali e turistici, e molto verde. La spiaggia è libera e ben curata, uguale a quella di Lignano Pineta. Sembra che la concessione c’è l’abbia il Consorzio per lo sviluppo economico.

La centrale elettrica c’è ancora, ma è stata trasformata in museo della cantieristica, come a Nantes, così è stato possibile radunare anche i centinaia di modelli in scala – fatti dal Cantiere prima dell’allestimento della nave – che erano custoditi a Trieste. Sul camino della centrale, visto che conteneva l’ascensore, è stato posto facilmente un piccolo ristorante panoramico (come a Berlino est o a Vienna). Lo spazio ai piedi della centrale, dove c’era il deposito del carbone, ora è adibito a terminal per navi da crociera. 

Ci salutiamo ed andiamo a pranzo a casa. Questa sera ci troveremo in teatro per un concerto. Siamo molto contenti che la direzione artistica musicale finalmente è stata affidata ad un nostro concittadino, musicista e cantante apprezzato in tutti i teatri d’Italia.

Il giorno dopo mi viene a trovare un’amica che abita in Veneto. La porto a visitare la mostra di quadri nel vecchio mercato. Se ne fa una all’anno, ma è veramente di altissima qualità, di risonanza nazionale, sempre valorizzando i talenti locali.

Poi la porto a pranzo in uno degli eccellenti ristoranti di viale San Marco, i cui ampi marciapiedi sono stati recentemente pavimentati con grandi lastre colorate tipo marmo e la sua illuminazione molto potenziata. Una meraviglia.

Verso le 17, la porto alle Terme Romane. Lì, negli spogliatoi della piscina esterna indossiamo il costume da bagno, ci sediamo su una sdraio vicino al bar. Facciamo il bagno in una vasca enorme, non squadrata, lunga quasi 80 metri, l’acqua è calda e pulita in quanto si rinnova continuamente. Sono state copiate le terme di Bardolino: la loro acqua però fuoriesce a 18 gradi, la nostra oltre a trenta. E a Bardolino, le terme non sono immerse nel verde come le nostre.

Sono indecisa se portarla a cena a Marina Julia o al ristorante del porto nautico di Monfalcone.

Io, Cristiana Morsolin, candidata sindaco di Monfalcone, mi impegno, per quanto è possibile, a realizzare questo sogno, a tradurlo in realtà vivente. Ci vorrà molto tempo, anche in relazione alle risorse disponibili, ma il progetto e la visione per la città sono questi. Con determinazione il cammino deve iniziare. 

Cristiana Morsolin

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