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Monfalcone era una città di morti

“Monfalcone era una città di morti” così, più o meno, la coordinatrice (o segretaria) di Forza Italia del Friuli Venezia Giulia. Complimenti vivissimi per le gentili ed eleganti parole verso la storia della nostra città, una mancanza di rispetto che riguarda tutti noi. 

La sindaca ha detto qualcosa? Non risulta e, del resto, anche quando l’amministratore delegato di Fincantieri ha sostenuto che i giovani non hanno voglia di lavorare, la sindaca non ci risulta abbia battuto ciglio. Per essere una che si era presentata come l’indomito difensore dell’onore della nostra città, ci pare frequenti una compagnia di giro che spesso non trova di meglio che insultare Monfalcone e la sua storia.

Proviamo, comunque, a prendere sul serio l’affermazione della parlamentare berlusconiana. Monfalcone oggi sarebbe viva e prima era morta. Bene, vediamo allora cosa hanno fatto i morti, quelli di prima, a partire dal 1993. In ordine sparso: recupero di via Sant’Ambrogio, piazza e via Cavour, risistemazione di tutta la viabilità cittadini, completamento della rete fognaria, ristrutturazione del municipio, ex pretura, Palazzetto veneto, nuova biblioteca, piscina, albergo impiegati e albergo operai, rifacimento Marina Julia, completa ristrutturazione di Panzano, parcheggio e sistemazione area ospedale, rotonde di accesso alla città, lavori in tutti gli impianti sportivi, manutenzioni di ogni tipo, Festa della sport, del vino, festival della poesia, mostre, rifacimento sala espositiva, galleria d’arte contemporanea, centro giovani, centro anziani, contributi costanti alle Associazione con sedi e materiale, sistema di raccolta rifiuti differenziata… potrei andare avanti all’infinito.

Cose fatte dai sedicenti vivi: nulla. Ah sì: ordinanza che vieta di bere la birra fresca, divieto di entrare in negozio con la tuta da lavoro, multe alle biciclette, mancato invito alle delegazioni straniere alle celebrazioni del 25 aprile, togliere dei giornali dalla biblioteca, rendere difficile ai bambini andare all’asilo, complicare la viabilità, buttare via soldi a ripetizione, scrivere il nome della sindaca sul memoriale dei morti per l’amianto, peggiorare il servizio di trasporto pubblico, tagliare indiscriminatamente degli alberi… anche qui si potrebbe continuare. Ma c’è di più, la vera specialità di questa amministrazione è ANNUNCIARE cose che poi non poi non si realizzano mai o vengono fatte male: la pista ciclabile già scrostata, l’inutile bus per la spazzatura che gira a vuoto, le ronde, il mercato coperto che doveva diventare chissà cosa, i quattro milioni e mezzo da buttare via per rifare una piazza nuova (con infiniti rinvii dell’inizio dei lavori), il ristorante sopra la centrale…

Tutti hanno visto in questi giorni la brillante performance del grande capo della nostra sindaca, capitan Salvini. L’uomo, evidentemente convinto di poter andare in giro senza che nessuno si ricordasse di lui, si è recato in Polonia per incontrare i profughi ucraini che scappano dal loro Paese aggredito da Putin. Giunto sul posto i polacchi si sono peritati di ricordargli il suo sostegno all’autocrate russo, mostrandogli pure la maglietta che amava sfoggiare con l’effige del suo idolo e, infine, lo hanno spedito a quel paese. Ecco, cara sindaca, questa vicenda della Monfalcone dei morti è la sua visita in Polonia. Ci pensi bene, senza che lei dicesse nulla sono stati chiamati morti generazioni di monfalconesi che hanno fatto crescere questa città, che hanno lavorato, studiato, si sono fatti onore, tutti dei poveri morti per la sua gentile amica.

Dovrebbe dire qualcosa, lo sa? 

Noi saremo qui a ricordarglielo.

Noi, da parte nostra, ci impegneremo a governare la città nel rispetto di tutti. Di coloro che ci sono stati prima di noi e di chi verrà dopo. Perché governare una città vuole dire anche rispettarla, conservare ciò che le generazioni passate hanno fatto e innovare nel rispetto delle idee di tutti.

Un’ultima osservazione: alcuni giorni fa il direttore del Piccolo si è preso la briga di spiegare alla sindaca con quale stile si deve governare una città. Evidentemente il giornale si è accorto che lo stile della attuale inquilina del municipio è alquanto carente. Tra i consigli ci sarebbe quello di non continuare a dividere la città, di essere meno aggressiva e di alzare il livello della qualità della classe dirigente. Se dopo cinque anni questo non è stato fatto, mi sa tanto che non lo farà mai. Mai, perché non è in grado di farlo, perché l’aggressività è il tratto principale di questa amministrazione, perché ha diviso e continuerà a dividere la città e perché chi amministra non vuole avere accanto gente di qualità ma solo esecutori pronti a dire “sissignora”.

C’è un solo modo per avere un governo migliore anche nello stile. Cambiarlo e mandare a casa quelli che ci sono oggi.